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Viaggio in Turchia

|  Federico Sborchia  | La Turchia è un paese magico, diviso su due continenti e toccato da altrettanti mari. In Turchia potete godervi il fascino immortale di Istanbul, potete sperimentare alcune meraviglie naturali come le terme di Pamukkale e i camini delle fate . Potete anche regalarvi una vacanza di mare ad Antalya o a Bodrum ma soprattutto potete osservare fino a che punto può giungere la decadenza di un uomo e soprattutto di un calciatore. La Turchia è un gigantesco calderone di culture, un crocevia storico come pochi altri e la Süper Lig ne è una degna espressione: un grandissimo mix di giocatori di ogni dove che qua confluiscono quando sentono vicina la fine. In questo viaggio vi accompagneremo di città in città e di squadra in squadra. Adana | Adana Demirspor Adana è ciò che resta della vecchia Antiochia di Cilicia, girando per Adana potete trovare il bellissimo castello armeno di Yılankale ma anche una notevole distesa di grattacieli. Tra le altre cose ad Adana ha sede

Ragionare dopo il disastro


Un disastro, annunciato. Come ripartire?

DISASTRO SUL CAMPO



Tanti errori, troppi, veramente troppi. La mancanza di adattamento ai calciatori (impensabile per un selezionatore), la mancanza di diverse soluzioni tattiche (perché sbattere la testa sul gioco orizzontale?), la cecità nei confronti dei giocatori più in forma (Insigne, Jorginho ed El Shaarawy non inseriti), la testardaggine nel perseverare. Che poi sono errori che si collegano saldamente. Ventura si è dimostrato un allenatore inadatto, fuori luogo per usare un eufemismo. E di consigli ne avevamo dati diversi già da mesi, consigli poi condivisi da tutti. Tifosi, appassionati, professionisti, giornalisti. Tutti avevano messo luce su queste falle tecniche, lui non ha cambiato. La frittata è fatta, alea iacta est. Per il futuro serve un selezionatore, esperto, che sappia fare una rivoluzione di gambe. Sempre se si dimette.

DISASTRO FUORI DAL CAMPO


Ora basta. Tabula rasa. Penso sia il destino più logico per Tavecchio & company. Ma non basta. Servono dei successori che sappiano produrre piani a breve, medio e lungo termine, dei tecnici che sappiano come lavorare sulle giovanili, come riformare gli obsoleti campionati, come creare un nuovo sistema. Qui non serve il solito potente solo al comando (anche se simpatico ai più) che sceglie un allenatore e basta, serve una circolazione di idee di vertice, serve quantità e qualità. Per attrarre, in veste di maglia azzurra in primis, in veste di campionato, di entità, come seconda cosa. Accantonare subito l'ottimismo per lo più del giornalismo sulle nuove leve italiane, perché non può esistere ottimismo. Il perché lo spiega questo tweet, alla perfezione. In poche parole: serve un grande lavoro.

Tutto questo va fatto nel segno di quell'esperienza di Germania 2006, di cui adesso non rimane più nessuno (e in 12 anni quasi solo disfatte). Nel segno di Gigi, Lele e Andrea, che non meritavano un'ultima del genere.


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